Anno urbis septingentesimo fere ac nono interfecto Caesare civilia bella reparata sunt. Percussoribus enim Caesaris senatus favebat. Antonius consul partium Caesaris civilibus bellis opprimere eos conabatur. Ergo turbata re publica multa Antonius scelera committens a senatu hostis iudicatus est. Missi ad eum persequendum duo consules, Pansa et Hirtius, et Octavianus, adulescens annos X et VIII natus, Caesaris nepos, quem ille testamento heredem reliquerat et nomen suum ferre iusserat. Hic est, qui postea Augustus est dictus et rerum potitus. Qui profecti contra Antonium tres duces vicerunt eum. Evenit tamen ut victores consules ambo morerentur. Quare tres exercitus uni Caesari Augusto paruerunt.
Verso il settecentesimo anno della città, dopo l'assassinio di Cesare, furono riorganizzate le guerre civili. Infatti il senato favoriva gli uccisori di Cesare. Il console Antonio, del partito di Cesare, tentava di vincerli con le guerre civili. Dunque, agitata la repubblica, Antonio, che commetteva molti delitti, fu dichiarato pubblicamente un nemico dal senato. Furono mandati due consoli per punirlo, Pansa e Irzio, e il giovane Ottaviano, dell'età di diciotto anni, nipote di Cesare, il quale lo aveva nominato erede nel testamento e aveva comandato di tramandare il suo nome. Questo è colui che in seguito fu chiamato Augusto e si impadronì del potere. E avanzati contro Antonio tre condottieri lo vinsero. Tuttavia successe che ambedue i consoli vincitori morirono. Perciò tre eserciti furono a disposizione dello stesso Cesare Augusto.
Interim Pompeius pacem rupit et navali proelio victus fugiens ad Asiam interfectus est. Antonius, qui Asiam et Orientem tenebat, repudiata sorore Caesari Augusti Octaviani, Cleopatram, regina Egypti, duxit uxorem. Contra Persas etiam ipse pugnavit. Primis eos proeliis vicit, regrediens tamen fame et pestilentia laboravit et, cum instarent Parthi fugienti, ipse recessit.
Frattanto Pompeo ruppe la pace e vinto in battaglia navale fu ucciso mentre fuggiva in Asia. Antonio, che occupava Asia e Oriente, dopo aver ripudiato la sorella di Cesare Ottaviano Augusto, sposò Cleopatra regina di Egitto. Contro i Persiani combatté anche lui ipersonalmente. Li vinse durante le prime battaglie, tuttavia mentre tornava indietro soffrì a causa della fame e di una pestilenza e, dandogli addosso i Parti mentre fuggiva, si allontanò (come uno sconfitto).
Hic quoque ingens bellum civile commovit cogente uxore Cleopatra, regina Aegypti, dum cupiditate muliebri optat etiam in urbe regnare. Victus est ab Augustus navali pugna clara et illustri apud Actium, qui locus in Epiro est, ex qua fugit in Aegyptmum et, et desperatis rebus, cum omnes ad Augustum transirent, ipse se interemit. Cleopatram sibi aspidem admisit et veneno eius exstincta est. Aegyptus per Octavianum Augustum imperio Romano adiecta est preaepsitusque ei C. Cornelius Gallus. Hunc primum Aegyptus Romano iudicem habuit.
Questi fomentò anche una grande guerra civile, costretto dalla moglie Cleopatra, regina d'Egitto, dato che per ambizione femminile bramava regnare anche a Roma. Fu sconfitto da Augusto nella celebre e importante battaglia navale di Azio, che è un luogo dell'Epiro, da qui fuggì in Egitto e essendo ormai la situazione disperata poiché tutti passavano dalla parte di Augusto, si tolse la vita. Cleopatra avvicinò a sé un aspide e si uccise col suo veleno. L'Egitto fu annesso grazie a Ottaviano Augusto all'Impero Romano e ad esso fu preposto Caio Cornelio Gallo. L'Egitto ebbe per la prima volta un giudice romano.
A questo successe Nerone, molto simile a suo zio Caligola; il quale deturpò e diminuì l'autorità dei Romani, affinché questi con l'esempio delle smodatezze e dell'inusuale lussuria di Caligola si lavasse con unguenti caldi e freddi, pescasse con reti d'oro, che tirava con funi di porpora. Tolse di mezzo un'infinita parte del senato, fu nemico di tutti gli onesti. Infine si oppose con tanto disonore, che ballava e cantava sulla scena nella veste di un citoredico o di un tragico. Uccisi il fratello, la moglie, la sorella e la madre, commise molti omicidi dei parenti. Incendiò la città di Roma, per riconoscere l'immagine del suo spettacolo nel modo stesso che Troia, catturata, era arsa. Non essendosi azzardato affatto nell'arte militare, si lasciò quasi sfuggire la Bretagna. Infatti furono catturate sotto di lui due città fortificate e furono distrutte lì stesso. I Parti sottomisero le legioni romane in Armenia. Tuttavia sotto di lui furono create due provincie, il Ponto Polemoniaco per concessione del re Polemone e le Alpi Cozie alla morte del re Cozio.
A questo successe il figlio Tito, che anche lui si chiamava Vespasiano, uomo ammirevole per ogni genere di virtù a tal punto che era chiamato amore e delizia del genere umano, eloquentissimo, bellicosissimo, equilibratissimo. Trattò cause giudiziarie in latino, compose poemi e tragedie in greco. Nell'assedio di Gerusalemme, combattendo sotto il padre, trafisse dodici difensori con dodici colpi di frecce. A Roma fu di una tale mitezza nel governo che non punì proprio nessuno, e lasciò andare i colpevoli di una congiura contro di lui in modo tale che li ebbe nella stessa amicizia di prima. Fu di così grande cortesia e bontà che, non negando nulla a nessuno ed essendo criticato per questo dagli amici, rispose che nessuno doveva allontanarsi tristemente dall'imperatore, un giorno durante la cena, essendosi ricordato di non aver concesso nulla a nessuno quel giorno, disse "Amici, oggi ho perso un giorno". Questi fece costruire un anfiteatro a Roma e uccise nell'inaugurazione cinquemila belve.
mah..la traduzione non mi sembra corretta
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